Tempi duri per i sentimenti
Sono tempi duri per i sentimenti. Siamo così spaventati dall'idea di essere ingannati e traditi che non riusciamo, o forse non vogliamo, più riconoscere la lealtà e la coerenza quando la incontriamo. Quello che Bauman vuole evidenziare è che ciò che manca alla nostra società è l'umiltà e il coraggio senza le quali non può esserci amore. Infatti al contrario del desiderio che tende al rapido consumo, l'amore implica un senso di possessione che cattura e quindi imprigiona ma accudisce anche.
Bauman però non si limita a parlare di relazioni amorose ma spinge la riflessione verso ogni tipo di legame che si intesse nella società liquida. Tutto viene riempito dall'interazione costante, dalla valanga di micromessaggi su WhatsApp in cui ciò che importa non è il contenuto ma il solo fatto che ci siano. Essere offline significa essere fuori dal circuito, ed essere fuori dal circuito significa non esistere affatto. Da qui la spasmodica necessità di essere sempre connessi pur di dimostrare al mondo che ci sono anch'io. Sempre più assetati di novità, prediligiamo la velocità, la leggerezza, talvolta anche l'inconsistenza. Crediamo di poter trarre giovamento solo ed esclusivamente da tutto ciò che è nuovo, per cui rifiutiamo la routine e ricerchiamo la varietà a qualunque costo.
Ecco perché fa notare Bauman persino la nostra tuta da jogging possiede una tasca speciale per il cellulare proprio per non essere mai completamente disconnessi dalla rete.
Proprio di recente ho riscoperto la noia, mettendo un limite temporale a tutti i miei social: mezz'ora al giorno. Non un minuto di più, non un minuto di meno. Quando ho terminato i minuti a disposizione, sono costretta a rientrare in contatto con quel tempo che prima veniva inghiottito dallo scorrere interminabile della homepage. Mi sono ritrovata a sperimentare quell'autoriflessione che per un po' avevo messo da parte; ho riflettuto sul fatto che dovremmo fare tutti lo sforzo di concentrarci sui contenuti e di sfruttare un mezzo potente come questo per sensibilizzare all'amore di sé e per sé non come forma di narcisismo ma come consapevolezza del proprio valore personale. Il filosofo pone l'accento sul desiderio tipicamente umano di "vedere riconosciuta e confermata la proprio dignità in quanto depositario di un valore unico, insostituibile e non smaltibile". Un messaggio sul quale riflettere non solo nel mese del Natale che ci muove sempre verso il sommo valore che è quello della famiglia (quella che il destino ci ha riservato, ma anche quella che ci siamo scelti) ma da applicare come principio nella vita più in generale.
Rispettare la reciproca unicità è quanto di più difficile esista perché calarsi nei panni degli altri comporta uno sforzo e un dispendio di energia maggiore dell'arroccarsi nelle proprie convinzioni. Questo è ciò che garantisce la "sopravvivenza della specie in cui fiducia, lealtà, compassione e pietà sono armi suicide". Gli altri sono antagonisti della nostra vita per cui qualunque cosa facciano per noi in buona fede viene vista con sospetto, come se ci fosse qualcosa da cui guardarsi o se fosse necessariamente una fregatura.
Questo è quello che il mondo ci insegna ed è ciò che noi applichiamo, perdendoci per strada quelle rare e sparute occasioni di sincerità.
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