Donne ribelli nella Roma antica
Oh, se potessi temerti stretto con le braccia al collo
e baciare le tue tenere labbra! Và ora, ragazza, affida ai venti le tue gioie.
Credimi la natura degli uomini è leggera. Spesso io perduta
nel mezzo della notte vegliavo, meditando con me stessa questa cosa.
La fortuna precipita giù in fondo e preme quelli che innalzò.
Così come Venere congiunge improvvisamente i corpi degli
amanti, la luce dell'alba li separa e disgiunge.
Il testo di questo graffito esprime l'amore di un'anonima, ma presumibilmente colta, signora di Pompei; è piuttosto inusuale nella letteratura antica trovare tracce di testi redatti da donne. Appare invece molto più facile ricostruire i comportamenti femminili attraverso la lente d'ingrandimento degli uomini, con una percezione assolutamente di parte. Soprattutto dopo la morte di Augusto, spietato detrattore della morale femminile, le donne iniziarono progressivamente a emanciparsi: andare a teatro da sole, assistere ai giochi senza l'accompagnamento costante di marito, fratello, zio, cugino e di tutta la schiera di uomini della loro gens, assumere atteggiamenti libertini che i viri romani disapprovavano e che denunciavano.
La Cantarella fa riferimento alla famosa sesta satira di Giovenale contro le donne a lui contemporanee. Egli ne sottolinea i vizi ma soprattutto la pseudo emancipazione; l'autore sembra quasi temere la natura perversa e l'energia erotica che le donne emanano. Il suo catalogo è piuttosto lungo; infatti l'attacco non è solo rivolto alle mulieres infedeli e impudiche, alle quali dedica una sezione ad hoc, ma destina dardi infuocati anche alle donne che studiano, viaggiano o hanno degli interessi culturali. Secondo il poeta, "la donna intellettuale" è colei che stordisce il malcapitato con le sue chiacchiere, dando per giunta giudizi critici detestabili su argomenti che non conosce. Ma la sezione più aspra è quella dedicata alle donne impudiche e lussuriose che si abbandonano agli impulsi erotici. Tra queste degenerate ci sono degli esempi illustri: Messalina, per esempio, giovanissima e corrotta moglie di Claudio, di notte, va a prostituirsi in un bordello per il suo personale piacere, o ancora è riportato il caso di Eppia che aveva piantato marito e figli per seguire un gladiatore, sfidando il mal di mare e salpando con lui verso l'Egitto e verso un crogiuolo di vizi. A conferma di questo debole per i gladiatori vi sono ancora numerosi graffiti e addirittura resti di alcuni gioielli ritrovati in un dormitorio per gladiatori appunto. È lecito pensare che questa donna si fosse recata di nascosto dal suo gladiatore e a imprimere nella storia questo incontro furtivo ci ha pensato la lava di Pompei.
Insomma, prender moglie a Roma era diventata un'impresa. Sempre Giovenale scrive all'amico Postumo che il matrimonio è la scelta giusta se ci si vuol togliere la vita; infatti anche se si decidesse di sposare una donna per la sua ricca dote non è detto che ella vorrà poi concedersi (a meno che non lo si faccia dietro regali e ricompense, e quindi spendendo quella ricca dote che ella ha appena portato in dono). Questo era il segno tangibile della sudditanza dell'uomo e della tirannia della donna.
E se fosse proprio questo il punto? Gli uomini romani dunque temevano che le donne, specialmente se ricche, potessero soppiantarli (anche dal punto di vista sessuale) e comandarli? Non è escluso infatti che, oltre alle prostitute, ci fossero dei gigolo come confermano numerosi graffiti pompeiani riportati nel saggio della Cantarella, che quindi dimostra come le donne andassero a cercare il piacere fuori dal tetto coniugale, esattamente come facevano gli uomini.
Forse temevano che si sarebbe ribellate, favorendo l'anarchia? O peggio creassero un loro governo (come aveva ironizzato il commediografo greco Aristofane ne Le donne al parlamento)?
A queste domande risponde la Cantarella nella prosecuzione del saggio che offre una lettura affascinante e scorrevole sugli uomini e sulle donne dell'antica Roma; il libro infatti non si sofferma solo sull'amore ma su tutto ciò che questo sentimento comporta nell'individuo, nella società e nella storia dell'evoluzione umana.
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