L'amore colpevole di Sof'ja e Lev Tolstoj
“Possibile che sia tutta qui la nostra vocazione femminile? Mettere il proprio corpo a disposizione di un neonato e poi di un marito? Per sempre! Ma dov'è finita la mia vita?”. (Amore colpevole, Sof'ja Tolstaja).
Il
ricordo delle donne della letteratura, salvo qualche eccezione, è
vago ed indefinito. Molte di loro sono state dimenticate, altre
del tutto ignorate, altre ancora colpite dalla maldicenza. Un caso
interessante è rappresentato da Sof'ja (anche
detta Son'ja) Andreevna Tolstaja, moglie del ben più celebre
Lev Nikolaevic Tolstoj.
La vita di Sof'ja, ardente ammiratrice del lavoro dello scrittore, fu scandita dalle opere del marito. Ancor prima di conoscerlo scrisse che: “ Durante la giovinezza, Infanzia di Tolstoj fu il libro che produsse in me l'impressione più profonda”. Sof'ja infatti dimostrò, da subito, una particolare sensibilità per la letteratura e la filosofia e abbozzò diverse opere, che bruciò subito dopo il matrimonio. I primi anni di convivenza con lo scrittore russo furono sereni e il lavoro reciproco sul romanzo Guerra e Pace riempì la loro vita. Lev ammirava il talento, “la forza di verità e di semplicità” degli scritti della moglie, tanto che prese spunto da una sua novella giovanile per creare il personaggio di Natasa Rostova.
Tuttavia,
negli ultimi anni della vita di Tolstoj, si assiste ad una misogina
inversione di rotta, di cui la Sonata a
Kreutzer rappresenta uno dei picchi più alti. Come per
molte altre sue opere, il romanzo presenta una forte
componente autobiografica; nel testo emerge il disprezzo che il
“secondo” Tolstoj aveva verso se stesso perché in gioventù, e
anche nel matrimonio, aveva avuto un insaziabile appetito sessuale,
ed imputava alla “camera da letto” e quindi, alle donne, la
tragedia dell'umanità. Una posizione drastica e misogina che quasi
non sembra appartenere ad un autore dalla cui penna nacquero
personaggi femminili vibranti e passionali come Natasa Rostova e Anna
Karenina.
All'interno
del romanzo, Tolstoj, attraverso il protagonista Pozdnysev, squarcia
il velo di Maya, approdando ad una sua verità, alla quale è giunto
dopo molte sofferenze: afferma che l'innamoramento nel maschio è
frutto del solo desiderio sessuale. Il matrimonio è una
trappola, un'imboscata tesa dalle donne in età da marito, realizzata
grazie agli abiti attillati, ai riccioli, a pizzi e merletti posti in
punti strategici degli abiti da maliziose e abili sarte. Nel
vagone di un treno, Pozdnysev racconta la sua storia lunga tutta una
notte. Racconta di come ha freddato sua moglie, accusandola di un
adulterio mai realmente avvenuto.
Secondo
il protagonista, le donne, a causa della loro inferiorità sessuale e
sociale, si vendicano sugli uomini attraverso la monopolizzazione del
lusso: gioielli, stoffe pregiate e vari gingilli sono i mezzi
attraverso cui riescono ad accalappiarli. Il profumo femminile agisce
come un narcotico nelle menti maschili, inducendole al
“rimbambimento”. Le donne sono creature pericolose che,
strette nei loro abiti da ballo e nella sensuale ed “illegale”
esposizione delle spalle, creano più danni del gioco d'azzardo. Il
matrimonio sanciva la vendita della donna e, l'atto sessuale
rappresentava qualcosa di innaturale, meschino, vergognoso, doloroso
e degradante. Dunque, Pozdnysev amplia la sua riflessione; si chiede
quale sia il senso della vita, sostenendo che il bene comune può
essere raggiunto solo attraverso la purezza e la continenza,
astenendosi dalle passioni, dalla sessualità, dall'amore
carnale. Questa visione demonizzata ed estrema del sesso
diviene ancora più drammatica dopo la luna di miele. Pozdnysev
ricorda con orrore i silenzi, le occhiate guardinghe e sospettose,
diffidenti e ostili, dopo l'appagamento sessuale. Il contatto
fisico fra due individui corrisponderebbe ad un allontanamento
psicologico, non solo dal proprio partner, ma anche dalla morale e
dalle aspirazioni più alte e nobili. L'istinto animale sgretola la
natura umana e si esprime attraverso l'odio che Pozdnysev comincia a
provare per la moglie già dal primo giorno in cui l'aveva
“violata”. Il corpo femminile è il mezzo attraverso cui
si veicola il piacere e la voluttà, uno strumento abietto che
prescinde dal grado di istruzione di una donna. Infatti, non importa
quanto siano istruite perché l'obiettivo femminile sarà sempre
quello di accalappiare un uomo. L'invettiva di Pozdnysev non
è solo diretta alle donne, ma si estende anche al concetto di
maternità e delle cura dei figli che divengono il seme della
discordia fra moglie e marito.
Il
protagonista ha una visione dura ed estremamente cinica, in cui vige
una netta scissione fra piacere e castità, santi e peccatori,
predica la totale astinenza come unica soluzione alla depravazione.
Tolstoj propone un viaggio nel sottosuolo, di
dostoevskijana ispirazione, attraverso la
suggestione fornita dalla Sonata
a Kreutzer di
Beethoven. Già lo scrittore
era rimasto fortemente colpito dal duetto fra violino e pianoforte e,
questa stessa scena, scuote i dubbi e i tormenti del suo
protagonista, fino a convincerlo del tradimento di sua moglie con il
violinista Truchacevskij. La
relazione fra i due nasce e si consuma unicamente nella testa di
Pozdnysev che arriva al punto di dubitare della paternità dei suoi
stessi figli e comincia a profilarsi, nella sua mente, l'idea
dell'omicidio.
La
stessa Sof'ja ebbe a dire che la Sonata era stata
scritta con cattiveria, e non esitò, tra il 1892 e il 1893, ad
elaborare una risposta all' “invettiva” del marito, scrivendo il
romanzo Di chi è la colpa? (edito
da La Tartaruga Edizioni con
il titolo di Amore colpevole),
pubblicato postumo. Anche quest'opera è di ispirazione
autobiografica: Sof'ja rivive, attraverso la protagonista, il primo
incontro col marito e le speranze che aveva riposto nel suo amore.
Anna, infatti, ha diciotto anni, quando incontra il maturo principe
Prozorskij, la stessa età di Sof'ja quando incontrò Tolstoj,
all'epoca trentacinquenne.
Il
romanzo Amore colpevole è strutturato in modo
simmetrico rispetto alla Sonata, le scene e le situazioni
si ripetono, proponendo il punto di vista femminile che era mancato,
ovviamente, nel testo precedente. Tuttavia, si conclude con lo stesso
tragico epilogo.
Anna
sogna un amore puro e cristallino ed è convinta di averlo trovato
proprio nel principe Prozorskij. Si tratta, però, solo di un'
illusione infantile, infranta quando Anna scopre che il futuro marito
non aveva disdegnato, in gioventù, la compagnia di molte donne.
Il
suo turbamento cresce quando Prozorskij la bacia appassionatamente ed
ella prova un sentimento di vergogna e umiliazione, ritraendosi
nell'angolino più buio della carrozza.
Il
principe, inoltre, si rivela un marito poco attento ai sentimenti
della consorte e, la delusione di Anna diviene sempre più forte
quando scopre l'interesse vorace di Prozorskij verso il gentil sesso.
L'amore puro e devoto della principessa non riesce a soddisfarlo ed
egli mantiene un atteggiamento freddo e distaccato anche rispetto ai
suoi figli. Anna, tuttavia, trova ben presto in Dmitrij Bechmetev,
amico di famiglia, un sollievo fraterno e comincia a provare per lui
un affetto, puramente platonico che, però, le costerà la vita.
Nel
leggere la storia di Anna si avverte un profondo senso di
frustrazione, un grido di allarme che diviene voce universale, un
moto di ribellione e di accusa rispetto ad un mondo cinicamente e
ottusamente maschilista, ancora, tragicamente, attuale.
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