L'importanza di chiamarsi Seneca




Beneficium = atto di generosità spontaneo e disinteressato di un uomo verso un altro. Nell'italiano contemporaneo, il termine ha assunto una sfumatura di significato che tende a enfatizzare l'aspetto del vantaggio, pensiamo all'espressione: " vantare un beneficio di legge". Oppure evidenzia una possibilità, una concessione: "dare il beneficio del dubbio". Questa riflessione è sorta qualche tempo fa, mentre spiegavo Seneca in classe, e ho ritenuto di conservarla per un momento più opportuno: proprio quello del Natale. 

Per il filosofo stoico, il beneficium è ben distinto dall'officium (dovere) o dal ministerium (servizio), va ben oltre questi concetti; egli afferma che c'è un bella differenza fra il beneficio e il suo contenuto, poiché non è la preziosità dell'oggetto offerto che rende importante il dono ma la disposizione d'animo di chi lo dà e lo fa.
Siamo troppo abituati a pensare di dover sempre ricevere qualcosa e soprattutto che lo si faccia per un secondo fine perciò ci risulta difficile credere che esista il puro e semplice piacere di donare, senza pretendere nulla in cambio. 
Questo messaggio etico (e utopico) è alla base della filosofia senecana che si fonda sul principio del Bene Facere, che dovrebbe essere il presupposto per cui ogni uomo sia in grado di aiutare il prossimo. Questo circuito, secondo Seneca, genererebbe gratitudine e riconoscenza; tuttavia, non si deve infatti pretendere di ricevere qualcosa in cambio dal beneficato, infatti anche se non ricambia immediatamente (o non ricambia affatto), ciò non ci deve far desistere, perché è proprio in questa aspettativa che il beneficio smette di essere tale: perde la sua caratteristica di spontaneità e disinteresse. 

Citando testualmente: non potest beneficium manu tangi, res animo geritur (lett. non si può toccare con mano un beneficio, la cosa è regolata dall'animo), si evince che questo concetto implica il principio della voluntas e dell'animus poiché spesso il beneficium arrivare anche da chi avrebbe potuto con farlo.
Nonostante questo pensiero extra-ordinario per l'epoca, che ha portato i critici medioevali ad annoverare il filosofo fra gli antesignani del pensiero cristiano e i contemporanei a pensare che Seneca avesse intenzione di sovvertire l'ordine, egli resta pur sempre un uomo del suo tempo. Dunque queste interpretazioni sarebbero da rigettare in quanto il suo obiettivo è quello di dimostrare che tutti gli uomini sono burattini nelle mani della sorte, la quale potrebbe rovesciare il destino di ciascuno.

Infatti, più volte egli elogia Lucilio per l'atteggiamento gentile e clemente che dimostra nei confronti degli schiavi. Non è infatti impossibile che uno schiavo possa portare un beneficio al proprio padrone, o viceversa, in modo del tutto spontaneo, poiché nel circolo virtuoso del beneficium deve essere coinvolto ogni livello della società, senza badare alle regole e alle convenzioni sociali. È necessario che il concetto di schiavitù debba essere discusso perché si può essere schiavi di una passione, pur essendo liberi per condizione sociale, o viceversa, si può essere schiavi nel corpo, ma liberi nell'anima.

Ogni uomo nasce libero e uguale, infatti a cosa è dovuta la differenza fra padroni e schiavi se non proprio al capriccio del destino? 


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