Maestra, tu sei brava. Però Silvia mi legge i libri.




Ho trascorso il mio anno di Servizio Civile Nazionale (5/12/2016-4/12/2017) presso la biblioteca pediatrica: “Le Quattro Stagioni” dell'Ospedale Policlinico di Bari, gestita dall'associazione: “Libri Su Misura”, che si propone di portare il libro in contesti di disagio umano.

Mi sono occupata di inventario, catalogazione e prestito dei volumi presenti, ma soprattutto di organizzare letture animate nel reparto di onco-ematologia pediatrica. Ho tenuto una specie di diario, appuntando tutto ciò che facevo durante il giorno e parte delle mie riflessioni. Inizialmente, erano pensieri sparsi, senza un filo logico, nati da un impulso momentaneo, da quello a cui quotidianamente assistevo.

Ho aspettato qualche settimana dalla fine dell' “incarico” per sfogliare di nuovo il quaderno, ho aperto delle pagine a caso, senza tener conto della sequenza di giorni o dei mesi e ho seguito le orme che avevo lasciato pagina dopo pagina.
Restituire alla scrittura le emozioni provate, attraverso questa esperienza, sarà probabilmente riduttivo e risulterà, per certi versi, incompleto. Tante sono state le storie che si sono intrecciate alla mia: storie di bambini e adulti fuori dall'ordinario, forti e coraggiosi che ritengo un privilegio aver incontrato.




I libri sono stati il passaporto che ha garantito un viaggio che ha cambiato la percezione che avevo della vita e ha dato valore ai minuti, alle ore, ai giorni che ho trascorso in compagnia di ogni piccolo degente. Ho sempre creduto fermamente nel potere del libro e nell'emozione che una voce e un racconto possono trasmettere; eppure, sottovalutavo il legame che può nascere fra il lettore e l'ascoltatore.

È un atto di fiducia, di pazienza e di dedizione da parte di chi legge, perché espone i propri sentimenti, e di chi ascolta, perché si deve affidare al ritmo, ora lento, ora veloce, di chi presta la sua voce per rendere le parole, reali. La lettura ha permesso la creazione di ricordi, ha costituito un'abitudine di serenità e familiarità fra le pareti d'ospedale.


«Mi leggi il libro di Piripù Bibi?». Vengo così, subito, apostrofata una mattina da una bambina. Timida e silenziosa, con il suo cappellino bianco, conosce ormai a memoria la storia, il ritmo e l'intonazione della mia voce. Guai se provo a cambiare anche solo una virgola. E non basta una sola volta, lo chiede ancora, e poi, ancora.

Cominciano ad avvicinarsi gli altri, curiosi. Adesso, cambiamo, è il turno di Pezzettino, albo illustrato da Leo Lionni. 
Eccoli lì, pronti, tutti seduti in semicerchio, tanti berrettini colorati, io al centro, di fronte a loro, con il libro aperto. Non ho bisogno di finire le frasi, sanno già tutto. Anche loro, come me, lo conoscono a memoria. E poi, questo Pezzettino, vogliono anche disegnarlo, e con colla e forbici realizzano dei collages degni di nota. 

A fine turno, loro, imperterriti, chiedono: «Mamma, ma la ragazza dei libri può venire a casa?».


Silvia Capriati



Commenti

  1. Racconto meraviglioso di emozioni uniche, che solo chi le ha provate può veramente conprendere

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  2. i bambini come i libri sono fonte di ispirazione❤ bel racconto Silvia!

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