Del matrimonio e di altri inganni: come Giacobbe sposò Lea e poi Rachele.


Qualche giorno fa, mi sono trovata a rileggere Una nuvola come tappeto di Erri De Luca (qui, il mio incontro con lo scrittore => http://bit.ly/2gj6PJN).

Un libro che mi piacque e che mi offrì spunti di riflessione sui quali non mi ero ancora mai soffermata. Benché la Bibbia sia il testo più famoso e più stampato al mondo, sono in pochi (me compresa) a poter dire di averla letta e compresa appieno. Mossa dalla curiosità, ho deciso di soffermarmi, in particolar modo, sull'episodio di Giacobbe e delle sue due mogli, vere protagoniste della vicenda.


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Erri De Luca ci racconta che Lea e Rachele erano sorelle e figlie di Labano. Entrambe divennero mogli di Giacobbe, sebbene quest'ultimo avesse scelto la bella e seducente Rachele. Infatti, il giorno delle nozze, una sposa velata fu condotta all'altare e il marito scoprirà che si tratta di Lea, e non di Rachele, solo durante la loro prima notte.
Alcuni studiosi sostengono che Rachele  fosse consapevole dell'inganno, ma agì per il bene della sorella, sapendo che se non avesse sposato Giacobbe, sarebbe stata segnata a vita.

D'altronde, Giacobbe porta scritto inganno nel suo nome: Yakòv, significa: "colui che afferrò il calcagno", in quanto già nel ventre della madre Rebecca, dovette lottare col fratello Esaù per la primogenitura. Ma, la radice del suo nome rinvia anche al significato: "ingannatore".
Dunque, se il buongiorno si vede dal mattino... non ci stupisce che Giacobbe abbia ingannato, ma che sia stato, anche, ingannato.

La prima moglie Lea, sposata con l'inganno appunto, era brutta ma benedetta da Dio, in quanto gli diede molti figli. Tuttavia, non riuscì mai ad essere amata dal marito che le preferiva la sorella minore Rachele, che aveva amato fin dal primo momento e per la quale aveva lavorato gratuitamente per sette anni, al servizio di Labano, pur di poterla sposare.

Insomma, una sfida persa in partenza per Lea che sfornava figli, senza però ottenere l'affetto di Giacobbe; Rachele invece era sterile. A questo proposito, ci viene tramandato un episodio:

Reuven, primo figlio di Lea e Giacobbe, donò alla madre delle mandragole, fiori che avevano delle proprietà afrodisiache e stimolavano la fertilità. Egli era stanco, infatti, di vedere Lea triste per la sua condizione, e soffrendo lui stesso per il comportamento insensibile del padre. Ma Lea fece una scelta; alla richiesta di Rachele di avere quei fiori, rispose stizzita che li avrebbe avuti, ma in cambio avrebbe trascorso lei la notte con Giacobbe.

Viene da chiedersi se fra queste due donne ci sia stata della rivalità. La risposta è: ni.

Entrambe vivevano un dramma, opposto, ma pur sempre un dramma: Lea fa di tutto per farsi amare dal marito, Rachele fa di tutto per avere un figlio che stenta ad arrivare.
Per questo, userà la sua schiava Bilhà per avere attraverso di lei dei discendenti (pratica piuttosto comune in Oriente e attestata su antichi contratti matrimoniali). Bilhà ebbe due figli che si chiameranno: Dan (giudice) e Neftali (le mie lotte) in aperta sfida alla sorella della padrona. Così come l'onomastica dei figli di Lea rinviano prima alla speranza che il marito si accorga di lei (Reuven e Shim'on ) e poi alla lode di Dio (Levi, Yehudà, Issakhar, Zeuvlùn e Dina).

In entrambi i casi, Giacobbe sembra essere del tutto indifferente ai loro crucci. Da una parte perché sa di aver assicurato la sua discendenza con la prima moglie, dall'altra perché lui ammira e si bea della bellezza della seconda, e da ciò trae la sua massima soddisfazione.
Se Rachele rappresenta l'esteriorità, l'immaginazione e il desiderio, Lea incarna l'interiorità, la realtà e il dovere.

Donne complementari che vissero una vita infelice a causa di una costante rivalità che si ripercosse anche sui figli. Famosissima è la vicenda di Giuseppe, primogenito di Rachele e Giacobbe, venduto dai suoi fratelli.


Non è forse per questo che il Dio nella Bibbia ha stabilito che l’uomo debba avere una sola moglie?  


Agli antichi, l'ardua sentenza.




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