Anche tu sei l'amore.



Dalla produzione letteraria di Pavese, emerge un senso di "paura di vivere", legata all'impossibilità di trovare uno scopo e un significato alla vita che lascia una sensazione di vuoto e di smarrimento. Egli vuole dimostrare che l'esistenza è già predestinata e che l'uomo non ha possibilità di riscatto, né può far leva su avvenimento inaspettati e positivi che possano cambiare il corso delle cose. Non c'è scampo, insomma. Sia che l'uomo rinuncia alla sua identità originaria, sia che la accetti egli è comunque destinato all'infelicità. Le immagini più vivide di questo malessere sono raccolte in Lavorare stanca, in cui emerge la figura del l'adolescente vagabondo che, ancora pieno di speranza, abbandona la campagna per la città, ma non riesce raggiungere la "maturità" poiché non conosce la logica stringente dei vincoli, nè il lavoro che, appunto, stanca né tanto meno la disciplina. Si evidenzia quindi la volontà negata all'adolescente di inserirsi nel contesto sociale cittadino che genera estraniamento e solitudine, ai quali tenta di porre rimedio con la ricerca esasperata del sesso e degli inganni della passione. La grande contraddizione di Pavese fu proprio questa: aver bisogno di passare dall'adolescenza alla maturità attraverso la ricerca di una donna da amare per tutta la vita, ma al tempo stesso essere destinato alla solitudine.
L'amore assume una valenza totalizzante: egli riteneva infatti che solo questo sentimento poteva salvarlo e dare senso alla vita, ma i tentativi dell'autore risultarono sempre fallimentari. L'esistenza di Pavese è piena di immagini femminili che vengono rielaborate nella sua produzione letteraria, ad esempio in Lavorare stanca il mito infantile della donna-terra-madre, legato all'ambiente contadino, e  della donna-compagna, desiderio  impossibile dell’uomo adulto, si identificano per cui il raggiungimento della felicità per l’uomo è il suo ricongiungersi alla natura attraverso la terra. Il progetto è tuttavia impraticabile proprio perché la donna è una figura irraggiungibile, è l’argomento unico ed ossessivo delle poesie: “è la realtà” sia essa speranza o disperazione.
Ma per giungere a questa consapevolezza, Pavese dovrà affrontare più di una delusione. 
Nel 1935 la relazione con la donna dalla voce rauca, impegnata nella lotta antifascista, gli costerà la condanna al confino. Inoltre, al suo rientro, l'anno successivo scoprirà che lei ha già sposato un altro, venendo quindi respinto senza pietà. La delusione lo fa sprofondare in una crisi tale da indurlo a "maltrattare" tutte le donne create dalla sua penna. Fernandez a proposito del romanzo La bella estate, scriverà che in Pavese: "il rapporto uomo-donna è un rapporto d’aggressione e che la donna è simbolo sia violento che dolce, che la donna è oggetto di lotta e di possesso e, per quanto sia l’amica e la compagna di passeggiate, a causa sua l’uomo prova una disperata solitudine".
La conoscenza dell’attrice Constance Bowling rinnoverà in lui prima il sentimento dell’amore, poi il dolore dell’abbandono; Pavese per lei scriverà Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Alla delusione d’amore, alle crisi politiche e religiose che riprendono a sconvolgerlo, alla nuova ondata di solitudine e di senso di vuoto non riesce più a reagire. Logorato, stanco, ma in fondo perfettamente lucido, si toglie la vita.

Qualche tempo dopo la tragedia, Italo Calvino pubblicò Le piante del lago e Anche tu sei l'amoreliriche di Cesare Pavese trovate su due foglietti dattilografati, nella cartella Racconti e poesie inedite, e in minuta in due foglietti scritti a matita, nella cartella delle brutte copie delle poesie. Entrambe sono dedicate a T. ovvero Teresa, moglie di Mario Motta, collaboratrice di Pavese all'Einaudi di Roma, verso la quale l'autore deve aver provato un forte sentimento; restano infatti, tracce della loro relazione nel diario dello scrittore:

Ter is the usual aftermath of your passions. The others, tall, she short; they tough, she sweet and cheerful; they difficult and complicated, she open and friendly, they enemies, she the good comrade. She abandons naturally a passion that had left her exhausted and wistful. Just like all her precursors. Will she finish like them?

Il they, probabilmente, fa riferimento a tutte le altre donne avute da Pavese in precedenza, dalle quali Teresa apparentemente prende le distanze, per poi confermare la volubile natura femminile.




Due poesie a T.


Le piante del lago

[metà giugno 1946]


Ti hanno vista un mattino.
I sassi le capre il sudore
sono fuori dei giorni,
come l'acqua del lago.
Passeranno i mattini,
passeranno le angosce,
altri sassi e sudore
ti morderanno il sangue
- non sarà così sempre.
Ritroverai qualcosa.
Ritornerà un mattino
che, di là dal tumulto,
sarai sola sul lago.


Anche tu sei l'amore.
[23 giugno 1946]

Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole - cammini
in attesa. L'amore
è il tuo sangue - non altro.

Da Cesare Pavese, Le Poesie (Torino, Einaudi, 1998, pp. 337-338).


L'amore per la figura femminile si definisce qui in tutta la sua complessità:  è il simbolo di una realtà materiale, che l’uomo cerca di afferrare ma che gli sfugge e che non è sufficiente accostare alla natura che poter capire, eppure rappresenta la speranza ultima per restare vivi. 



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