Karen Blixen: nomen omen

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I latini dicevano: "nomen omen" e Karen blixen, l'autrice di cui parlerò oggi, di nomi e di destini ne ha avuti tanti. 

Nacque il 17 Aprile 1885, all'anagrafe risponde al nome di Karen Kristen Dinesen ma per la famiglia fu sempre Tanne. Divenne la baronessa Blixen dopo il matrimonio con un suo cugino svedese, fu Tania per i domestici bianchi e Jerie per i domestici africani, fu Sherazade per i suoi discepoli letterari però il cognome di nascita Dinesen non la abbandonerà mai, pronto a riportarle saldamente alle sue radici, al suo clan, nonostante i capricci del destino. 

Karen Blixen è nota soprattutto per il romanzo: "Out of Africa" tradotto in italiano con: "La mia Africa", titolo che dà nome al omonimo film con Meryl Streep e Robert Redford.

Per tutta la vita cercò la sua vocazione, come tutti i Dinesen, si ribellò alle verità che le venivano imposte, eppure per anni nascose la sua vocazione dietro pseudonimi e altre identità. Tanne fu una bambina fiera, profonda, suscettibile e piena di vita: una sognatrice, una qualità che il padre riconobbe e alimentò portandola con sé durante le sue lunghe scampagnate, oltre il confine della sua vita aristocratica e facendole assaggiare lo spirito selvaggio, l'ebbrezza dei grandi spazi. 

Il contatto con la natura eserciterà sempre un grande fascino sulla vita di Karen Blixen e il rapporto con il padre sarà un termine di paragone nelle sue relazioni più importanti: prima quella con il barone Blixen e poi con Denys Finch Hatton. 

La presenza della figura maschile nella vita di Karen è piuttosto intermittente; lei stessa riteneva che il matrimonio perfetto fosse proprio quello del marinaio che approda nel suo porto sicuro e ci resta giusto il tempo che non gli venga a noia. 

Wilhelm, il padre tanto amato da Karen, è l'unico che riuscì realmente a capire l'indole della figlia; quindi,  il suo suicidio avvenuto a seguito della diagnosi della sifilide, lasciò un vuoto incolmabile. 

Questa scissione portò il suo vero sé a rimanere secretato, inviolato mentre il falso sé continuò a rispondere alla vita abitudinaria, fino a quando il suo demone non tornò a bussare alla porta. Prima della fine del 1904, Karen aveva iniziato a lavorare su una serie di racconti che avrebbero fatto da modello per la raccolta: "sette storie gotiche"; la scrittrice, nel frattempo, era riuscita a entrare all'accademia reale di Belle Arti a Charlottenburg. 



La lontananza dalla famiglia non sembrò pesarle particolarmente anzi, la tanto sospirata libertà sembrò condurla a un'insperata felicità. Tuttavia Karen non ultimerà mai gli studi in Accademia, anzi possiamo dire che, nei sei anni successivi, la sua vita fu piuttosto disordinata: fu proprio in questo momento che Karen fece l'incontro con i miei fratelli Blixen: Hans e Bror che diventerà suo marito.

Karen però si era innamorata a prima vista di Hans, il quale non ricambiava lo stesso sentimento e continuò ad amarlo fino al matrimonio col gemello. Infatti, nonostante i numerosi pretendenti e le altrettante proposte di matrimonio, Karen preferì rimanere ancorata a quell'ideale perfetto, irraggiungibile che non avrebbe potuto arrecarle alcuna delusione. 

Successivamente partì a Parigi con sua sorella, nel tentativo di ritrovare se stessa e di riprendere in mano le fila della sua vita. I  propositi erano tra i migliori: riprendere a studiare pittura e trovare il coraggio di vivere per conto suo. Tuttavia trascorse i mesi tra cambiamenti quotidiani di umore, tra il letargo e l'intensa produttività, fasi che si alterneranno per tutta la sua vita; dunque il soggiorno parigino non arrecò alcun giovamento, anzi il suo stato umorale sempre più tormentato la portò intraprendere altri viaggi: Vienna, Roma Firenze... Fu durante questi soggiorni che contemplò l'idea di sposare il barone Bror Blixen. 



Del corteggiamento sappiamo ben poco; quel che è certo è che la tenacia e l'ostinazione di Karen fu vinta solo quando si presentò l'occasione di migrare. 

Tanne non aveva la benché minima intenzione di rimanere in Danimarca e quindi, quando lo zio di Bror propose loro di andare in Kenya, non ci pensò due volte. Acquistarono, senza badare troppo ai dettagli, una proprietà vicina Nairobi che, sulla carta, appariva perfetta per la coltivazione del caffè. Ciò che i futuri coniugi Blixen non sapevano era che il suolo era troppo acido e le precipitazioni insufficienti per quel tipo di messa cultura. Sarà infatti proprio questa disattenzione a segnare ancora una volta il destino di Karen Blixen.

Si sposarono dunque subito dopo aver toccato il suo l'africano: era l'inizio di una nuova vita. Più che del matrimonio con Bror, del quale nel complesso ci bastano poche notizie, colpisce il fitto epistolario con cui Karen parla dell'africa come il posto che aveva sempre sognato e che rivendicava con orgoglio. 

La spensieratezza di quei primi anni di matrimonio con Bror e con l'Africa furono i più belli della vita di Karen, anche a distanza di diversi decenni dirà: "se potessi rivivere un episodio della mia vita, vorrei partire per un Safari con Bror Blixen". 




In seguito alla prima Guerra Mondiale, i Blixen rischiano di perdere la proprietà e su Tanne iniziò ad aleggiare lo spettro di una malattia non ancora identificata: vomito, febbre, emicrania, insonnia, dolori alle giunture, depressione. Questi sintomi portarono infine alla diagnosi: sifilide al secondo stadio.

I pettegolezzi dell'epoca riportarono che fossero di dominio pubblico le scappatelle di Bror; la malattia era infatti particolarmente diffusa soprattutto tra la popolazione Masai. Eppure da parte di Karen non ci fu mai la volontà di lasciare Bror, sarà infatti lui a chiedere il divorzio diversi anni più tardi. La malattia però non cessò di avanzare, tanto che si ritenne necessario il ricovero di Karen in Europa che, unito al terrore di rimanere confinata in Danimarca,  la fece sprofondare in un profondo sconforto. Tanne tuttavia superò il ricovero e ritornò in Africa dove il 5 Aprile 1918 dove incontrò Denys Finch Hatton. 


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Leggendo: "La mia Africa" si nota quanto i riferimenti a Denis siano centellinati; la ragione è da ricercare nel desiderio di Karen di conservare, trattenere per sé il suo ricordo. Denis rappresentava per lei l'ideale in persona e lei stessa diventava con lui proprio ideale. Eppure non pensò mai di lasciare Bror per Denis.

La situazione in quell'anno precipitò: la fattoria non rendeva più nulla e Bror, profondamente indebitato, si rifugiò nella riserva masai per sfuggire ai creditori. Fu l'inizio di quella che Tanne percepì essere una tragedia: le infedeltà del marito continuavano a essere plateali e Karen era disposta anche a tollerarle purché Bror mostrasse una certa discrezione. Verrebbe da chiedersi il motivo per cui Karen volesse continuare questa relazione; la risposta è che Karen aveva un'idea piuttosto settecentesca del matrimonio per cui infrangere quell'ideale avrebbe rappresentato per lei un fallimento. Tanne d'altro canto non era una donna semplice con la quale convivere: era irascibile, capricciosa, volubile, amava provocare i suoi interlocutori e porsi con loro in una posizione di costante sfida tanto che i suoi amici africani ne avevano persino paura. Ma non ci fu nulla da fare. Nel 1922 Bror chiese il divorzio e lei firmò le carte. 

La relazione con Denis continuò, sebbene la sua lontananza fosse insopportabile per Karen e la gettasse in uno stato di delirante attesa. Solo l'arrivo della madre poté, temporaneamente, lenire il suo dolore che, però, non si placherà: Karen si sentiva esclusa dalla pienezza dell'amore, d'altronde la malattia l'aveva resa sterile.



Anche per la fattoria non ci fu nulla da fare. Tanne, dopo aver trovato un'occupazione ai suoi squatters, iniziò a smantellare la sua casa. L'idea di tornare in Europa la turbava; in alcune lettere racconta a Denys che: "la morte è preferibile a un'esistenza borghese, e nella morte dichiarerò la mia fede nella libertà". L'ultimo incontro fra Tania e Denys non fu però pacifico, anzi i due litigarono violentemente. La ragione precisa di questo litigio non si conosce; numerose sono state le congetture. C'è chi ritiene che Tanne, avendo perso la fattoria, si fosse legata morbosamente a Denys e che lui l'avesse respinta.

Qualche giorno dopo Denys andò a volare, non era ancora particolarmente esperto, però invitò Beryl Markham a seguirlo. All'ultimo momento però Beryl cambiò idea, fu questo ripensamento a salvarle la vita. 

Denys effettuò un primo atterraggio di fortuna dove cambiò l'elica al suo aeroplano. Trascorsa la notte nella fattoria dei Layzell, il giorno dopo fu accompagnato all'aeroporto. Denys rullò e decollò, dopo qualche istante l'aeroplano fu avvolto da una nube di fumo. Denys fu sepolto sulle colline di Ngong, nel luogo che aveva scelto con Tania.

Karen ripartì alla volta dell'Europa; fu ricoverata in una clinica svizzera a causa del progressivo deperimento del suo corpo. La sifilide si era aggravata al punto da essere ormai incurabile: il dolore la perseguitò fino all'ultimo giorno della sua vita. Fu questo il periodo più propizio per la scrittura: Tanne scelse lo pseudonimo di Isak, per rivendicare la sua esigenza di silenzio assoluto e di privacy nel portare avanti il suo lavoro, ottenendo quella libertà che era stata appannaggio esclusivo degli uomini della sua famiglia.

Karen Blixen si dedicò alla scrittura della sua opera più famosa proprio in questo periodo. "La mia Africa", o meglio: "Out of Africa" non è un libro autobiografico ma rappresenta il senso della perdita e della nostalgia del suo paradiso perduto e di come questo dolore possa essere superato e addirittura sublimato. 

L'ultima fase della sua vita vede il compimento del destino che si manifestò nella produzione di altre opere; tanto che quando nel 1955 quando Hemingway ricevette il nobel per la letteratura nel suo discorso dichiarò: "Questo onore poteva essere riconosciuto ad almeno tre altri autori. Uno di loro era quella meravigliosa scrittrice: Isak Dinesen".

Gli ultimi sette anni furono fra i più difficili ma anche i più ricchi di successo: la fama dei suoi capolavori arrivò oltreoceano. C'è un episodio particolarmente interessante che la lega a Marilyn Monroe: una festa a casa di Carson McCullers dove le due si conobbero. La scrittrice riporta di essere rimasta folgorata dall'attrice americana non tanto per la sua inverosimile bellezza, quanto per l'incredibile innocenza unita a una vitalità infinita che ella emanava.



Morirono nello stesso anno: il 1962, per ragioni diverse. Karen aveva smesso progressivamente di nutrirsi, anche a seguito di un'operazione allo stomaco, avvenuta diversi anni prima.

Stanca e affaticata, si ritirò dalla sua stanza il pomeriggio del sei settembre. Fu il suo ultimo atto.

E quando non ebbi più nulla, fui così leggera che il destino si liberò di me.


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