"Ho sognato la cioccolata per anni" di Trudi Birger



Eccezionalmente per oggi, gli spuntini letterari si spostano al mercoledì; tuttavia, non sarà proprio un piacevole pasto, bensì il boccone amaro di ogni 27 Gennaio.




Shoah-Olocausto-Libri




A sedici anni, Trudi Birger pesava trentatré chili e aveva visto cose che nessun bambino – e nessun adulto – avrebbe dovuto vedere, immagini di morte e di tormento. Lei, però, era sopravvissuta.
La storia di questa ragazza ebrea ha del “miracoloso”: fortuna, caso, istinto di sopravvivenza, speranza; non possiamo sapere quale fu la combinazione dei fattori che le risparmiò la vita. Trudi scampò alle fucilazione nel ghetto di Kosvo, si salvò quando venne scoperta con del cibo dalle guardie tedesche, continuò a vivere nonostante la cancrena della gamba che l'avrebbe rapidamente portata alla morte, sopravvisse al forno crematorio nel campo di concentramento di Stutthof, ed infine al naufragio di una nave.
Il racconto è stilisticamente semplice, asciutto e stringato, così tanto da sembrare quasi arido. C'è molta freddezza in questa narrazione, niente orpelli retorici, niente giri di parole. Solo nuda e straziante verità. Un libro che riflette lo stato d'animo della narratrice, la quale assiste inerte all'annientamento della sua umanità. 
Lo stile è certamente diverso rispetto a quello di Primo Levi; perché è come se l'autrice si estraniasse da se stessa e ci presentasse una descrizione glaciale di cosa avveniva nei campi di sterminio.


Questi ricordi sono così intensi e oppressivi che a volte mi chiedo: a che serve parlarne? Chi non li ha vissuti può riuscire a capire? Mi ha procurato un certo sollievo scrivere questo libro, sebbene a volte sia stato anche molto penoso. Prima di iniziare a lavorarci, i miei ricordi erano molto vividi e immediati, ma quando ho cominciato ad approfondire i dettagli, ho scoperto che c'erano molti terribili eventi che mi ero quasi permessa di dimenticare. Ho dovuto riviverli per poterne parlare. Comunque sia, anche dopo che il lettore avrà chiuso e riposto questo libro, io resterò con la mia pena. Quando accade qualcosa a qualcun altro, è terribile. Ma quando accade a te, il dolore non ti abbandona. Tu sei solo con la tua sofferenza.Nessuno, eccetto un altro sopravvissuto all'Olocausto, può pienamente comprendere ciò che ci è successo. Questi ricordi non sono come degli indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell'armadio. Sono incisi sulla nostra pelle! Non possiamo liberarcene.



Trudi è scomparsa nel 2002 dopo una vita dedicata alla cura dei bambini più poveri in Israele. Il cioccolato, da cui il titolo italiano, rievoca la sua infanzia dorata, fatta di caffè danzanti e di gustosa cioccolata calda fumante, simbolo di un'infanzia interrotta prematuramente.
Alla fine del suo libro, Trudi racchiude un'amara verità: solo chi ha vissuto la Shoah può sapere, può capire, può immaginare. Gli altri no.

A noi il DOVERE di serbare la memoria, a volte troppo corta. 


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