Scrivere: un atto di coraggio
L'articolo di oggi rievoca un ricordo dal passato: il mio incontro con Erri De Luca, durante una manifestazione culturale a Bari, qualche anno fa ormai. Durante quell'incontro, Erri De Luca ha condiviso, generosamente, la sua esperienza di lettore, concedendosi senza remore ad autografi, foto ma soprattutto domande da parte del pubblico. Rivelando così, più che lo scrittore, l'uomo...
Crescere nel dopoguerra significa legarsi ai profumi, quello del panino con la cotognata, dell'inchiostro nerofumo sul quale si soffiava, e ai suoni delle voci degli adulti e delle storie di un passato prossimo.
A scuola, ero un pessimo scolaro. Voti bassi , sempre fuori tema nelle tracce di italiano, poco pratico con pennino e calamaio: “Se non avessero inventato la penna biro, non sarei mai diventato uno scrittore”.
Dopo il bombardamento della casa di mio padre, della quale non si erano salvate nemmeno le forchette, notammo con stupore che invece, i libri erano sopravvissuti all'assedio del fuoco. Furono posti in uno stanzino che divenne il mio nido ovattato, attraverso cui vivevo un'esperienza di isolamento assoluto e mai di solitudine. Con i libri non ci si sente mai soli: sono la più intima compagnia che si possa desiderare. Incontri, scontri, urti, naufragi, non importa se li abbiamo odiati e amati, i libri parlano di noi, in modi sempre nuovi e diversi. A volte, sottovalutiamo la potenza delle parole: brusche, veloci, ruvide nei nostri dialetti; placide e lente nell'italiano con il suo fluir quieto. La politica, la religione, la storia possono essere immaginate e concepite solo attraverso il Logos, che diventa manifestazione fisica, irrompendo nella più intima spiritualità. La parola parla anche quando nessuno ascolta: “ Lux fuit” nella Genesi, è espressione tangibile di come essa faccia avvenire le cose. E' responsabile, cristallizza i nostri pensieri e li rende veri.
Nel Talmud è scritto: “Per il tempo che le parole sono nella tua bocca sei il loro signore; una volta pronunciate, sei il loro schiavo”. È vero, non c'è possibilità di smentita o di ritiro. Quante volte sentiamo dire “non ti amo più”. Ma l'amore è totale travolgimento e una volta svelato, è un impegno che non possiamo ritrattare e nemmeno ritrarre.
Scrivere, come parlare, è dunque un atto di coraggio. Quando esprimiamo i nostri pensieri prendiamo posizione e moduliamo i sentimenti. Ci teniamo stretti ai nostri ricordi.
Scrivo sempre in prima persona, dice Erri De Luca, per arginare l'erosione della memoria, perché penso che quelle persone che ormai non ci sono più, non siano recuperabili in un' essenza spirituale. Dunque, la scrittura diventa per me, una sorta di Aldilà, dove posso vivere, anche se per poche pagine, con chi ho perso per sempre.
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