Notizie dall'Irlanda di William Trevor
Emblema
dell'energia rurale, la
foto,
scelta per la copertina di questa raccolta, fu
scattata da DorotheaLange,
fotografa statunitense che documentò il periodo della Grande
Depressione Americana. In primo piano, le
mani nodose e vissute dell'adolescente,
le ritengo un simbolo di questi racconti, che guardano il
particolare, il dettaglio senza perdere di vista temi universali
quali: l'amore e la vita.
Cominciamo
dal titolo: Notizie
dall'Irlanda. La
prima parola viene da NOTUS part. pass del verbo: "NOSCERE"
ovvero conoscere,
avere cognizione di...
Infatti, lo scopo dello scrittore William Trevor è già tangibile:
fornire ai lettori dei ritagli sulla vita che si conduceva nella
provincia e nella campagna irlandese. Egli
scrive aldilà di quell'ideale di compiutezza, per cui nella sua
antologia di racconti si accende un barlume destinato a rivelare la
verità, a svelare l'arte dell'essenziale e la palpabilità del
non-detto. Si
viene sedotti dalla semplicità e dalla frugalità che si compie
attraverso i volti comuni, poiché con acume e acribia, egli cattura
l'essenza di queste anime, carpendone la dignità umana.
Ogni
racconto è una finestra sul mondo rurale dell'Irlanda degli anni
Cinquanta. Il paesaggio solenne delle scogliere irlandesi, le
atmosfere campestri, fatte di ruderi e di ville agre, rappresentano
non solo una mera ambientazione, ma riflettono la spontaneità
della varietas humanitatis. Ogni personaggio,
sebbene in situazioni che, talvolta, si ripetono: gravidanze
indesiderate, matrimoni infelici, triangoli, segreti di famiglia,
conflitto città-provincia, presenta una forte intensità
psicologica che permette l'esplosione di sentimenti come la rabbia,
la rassegnazione, il dolore, i desideri, le speranze, le vane
illusioni, l'ipocrisia, sui quali si fa luce in modo chirurgico.
Il
metodo di William Trevor è quello dello scultore:
togliere per raggiungere la forma desiderata, plasmare, modellare
fino alla piena realizzazione e consapevolezza della propria
creazione. Togliere gli orpelli, limare gli spigoli vivi per
ottenere la tonalità giusta per ogni suo personaggio con discrezione
e sensibilità.
L'argomentum della
disillusione permea molte delle istantanee di questa raccolta. Sono
stata colpita da due racconti in particolare: "Il signor
McNamara" e "I fatti di Drimaghleen" che pongono
sempre al centro il ruolo della famiglia in un rapporto antitetico
città-provincia. Della prima narrazione citata, voglio riportare le
ultime battute del protagonista adolescente:
Quella mattina di Natale osservai mia madre che sorrideva, e avrei voluto dire la verità perché la verità era bella e priva di ipocrisia: avrei voluto dire che in fondo ero contento che papà fosse morto. Invece mi alzai da tavola e andai nella mia stanza. Piansi, e poi mi lavai la faccia con l'acqua fredda della brocca. [...] Provavo soltanto amarezza perché ora che avevo preso il suo posto dovevo continuare la sua finzione e mantenere il segreto delle sue bugie e ipocrisie.
Il
destino è beffardo per tutti i personaggi del mondo di Trevor;
l'ineluttabilità di una sorte, che non può essere cambiata,
sussurra echi joyciani e fa da detonatore dei sentimenti.
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