Per fare il tavolo, ci vuole il legno. Per fare un cattivo letterario ci vuole Alina Bronsky.
53
megagrammi di cinismo
14
chilogrammi perfidia
3
miriagrammi di sadismo
78
ettogrammi di cattiveria
150
chili di femminilità
Frullare
e mescolare energicamente.
Probabilmente,
Alina Bronsky ha usato questa ricetta per creare la “ sua”
cattiva: Rosalinda, protagonista de I piatti più piccanti della
cucina tatara.
Il
cibo, è in realtà, un pretesto in questo romanzo; si capisce la sua
funzione solo alla fine. Piccante, infatti, non è tanto la cucina tatara, ma
la nota speziata è data dalle sue donne: tre generazioni a confronto
in una saga familiare originale, divertente con una buona dose di
sana perfidia che si sviluppa attraverso degli ottimi e ben
caratterizzati personaggi femminili: la fredda e distaccata
Rosalinda, dotata di quello spirito critico distruttivo che solo le
donne possiedono, che si impone come protagonista di questo romanzo,
la fragile e delicata figlia Sulfia, succube dell'egocentrica madre,
e la nipote Aminat, caparbia e indomabile, che riuscirà ad avere la
sua rivincita sulla dispotica ed egocentrica nonna.
La
presenza maschile, in questo libro, è sullo sfondo. Gli uomini, in
questo romanzo, sono pochi e deboli; nessuno possiede una personalità
tale da riuscire ad emergere, né tanto meno a competere. Usati e
manipolati, il loro ruolo è, per lo più, quello di essere strumenti
nelle mani di Rosalinda, che li sfrutta per ottenere favori e
benefits. Manipolatrice
e subdola calcolatrice, la nonna è certamente uno dei personaggi
femminili “cattivi” meglio riusciti (sebbene il podio resti
sempre occupato dalla
Marchesa de Merteuil
de Le
relazioni pericolose).
È
un romanzo femminile. Un inno alle donne, alla loro forza, al loro
coraggio, ma anche e soprattutto, alle loro debolezze. Apre una fessura
sulla complessità dell'universo femminile, le sue incoerenze,
contraddizioni e i momenti di lucida follia.
Rosalinda è una dura. Disposta a tutto per il “bene” di sua figlia e della nipote, anche andando contro i loro stessi desideri, pretendendo sempre di sapere cosa è meglio. Strumentalizzerà la propria energia in modo egoistico, cercando di controllare tutto e tutti, fin quando qualcosa si spezza.
Rosalinda è una dura. Disposta a tutto per il “bene” di sua figlia e della nipote, anche andando contro i loro stessi desideri, pretendendo sempre di sapere cosa è meglio. Strumentalizzerà la propria energia in modo egoistico, cercando di controllare tutto e tutti, fin quando qualcosa si spezza.
Le ricette tatare ritornano, raccolte, dopo anni di ricerche, dal tedesco Dieter, catapultato per caso nella loro famiglia, a simboleggiare il contatto con le origini, e con tutti quei valori, opposti all'egoismo, sui quali si dovrebbe fondare l'unità familiare, ritrovata, quasi per caso, alla fine del romanzo.
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